Gli sportivi sordi sono realmente inclusi nelle squadre di udenti? Una tesi magistrale da 110 e lode per il giovane castelnovese Giovanni Bertucci.
Grazie alla presenza del Centro Tecnico Federale FSSI ed allo sviluppo di tante iniziative che negli ultimi anni l’Amministrazione Comunale e la Regione Emilia-Romagna hanno promosso e sostenuto, il paese di Castelnovo ne’ Monti è sempre più riconosciuto a livello nazionale come la casa dei sordi che fanno sport. In soli 30 mesi la Cooperativa Sportiva di Comunità Quadrifoglio in accordo con la Federazione Sport Sordi Italia ha organizzato oltre 40 raduni di squadre nazionali di varie discipline sportive ed a Castelnovo si sono susseguiti eventi sportivi che hanno assegnato titoli tricolore, incontri fra sportivi sordi e studenti di vari ordini e grado di scuole ed anche corsi di sensibilizzazione al mondo dei sordi aperti alla comunità locale. Anche l’ospedale S.Anna sta facendo la sua parte grazie ai percorsi di eleggibilità olimpica degli atleti sordi.
L’essere accoglienti ed ospitali verso chi accusa un deficit uditivo a Castelnovo è ormai abitudine ed anche le giovani generazioni diventano protagoniste di questa identità. E’ così che il castelnovese Giovanni Bertucci, giovane laureando in “Scienze Tecniche dell’attività sportiva” all’università Alma Mater Studiorum di Bologna ha scelto un percorso di tesi magistrale che negli ultimi due anni di studi lo ha visto avvicinarsi e collaborare con tecnici e sportivi sordi di volta in volta ospitati in paese.
“Il percorso di inclusione degli sportivi sordi” è il titolo della tesi con la quale lunedi scorso Bertucci si è presentato davanti alla commissione e grazie alla quale ha finalizzato il percorso di studi meritando il giudizio di “110 e lode”.
Lo studio che Bertucci ha compiuto con gli sportivi sordi è stato premiato per la sua originalità, ma anche e soprattutto per impostazione e contenuti che dapprima analizzano la sordità dal punto di vista medico-scientifico e culturale per poi focalizzare l’attenzione sullo sport dei sordi come attività fisica e soprattutto come integrazione nella società che li circonda.
Particolare evidenza hanno avuto i risultati di una certosina ricerca compiuta da Bertucci attraverso l’attenzione al comportamento e la raccolta dati in forma anonima scaturita da 56 atleti sordi (30 uomini e 26 donne) che vestono la maglia azzurra nelle discipline del tennis, calcio, pallacanestro, nuoto, futsal, pallavolo e che di volta in volta hanno partecipato a raduni federali a Castelnovo ne Monti.
La domanda iniziale della ricerca è stata: “gli sportivi sordi che giocano in squadre di atleti udenti, sono realmente inclusi all’interno di queste squadre?”. L’obiettivo era indagare se, data la natura inclusiva dello sport e il fatto che gli atleti sordi non presentano limitazioni fisiche, come invece avviene per altre disabilità, essi siano davvero integrati nelle squadre di udenti. Inoltre, si voleva comprendere se il livello di inclusione percepita variasse in base al genere e allo sport praticato.
Oltre ad argomenti a carattere culturale, politico e pratico, nella seconda parte del questionario, ai partecipanti sono state sottoposte anche alcune domande ideate da Bertucci insieme a Massimiliano Bucca (responsabile del settore formazione federale), al fine di ottenere un quadro più generale della situazione, analizzando anche regolamenti delle federazioni e strumenti (es. protesi acustiche).
Il livello di percezione dell’inclusione degli atleti sordi nelle squadre udenti che Bertucci ha riscontrato è stato valutato applicando alcuni specifici indici già adottati nel mondo dei sordi da luminari come Tony Booth, Mel Ainscow e Francesca D’Elia. L’analisi esposta da Bertucci alla commissione ha portato l’attenzione sul rapporto fra tecnici ed atleti, sulle differenze rilevate fra uomini e donne, fra una disciplina e l’altra, fra aspetti culturali e pratici. Fra le conclusioni di Bertucci è emersa la certezza che promuovendo un ambiente più inclusivo e sensibilizzando le persone, il mondo dello sport può trasformarsi in uno spazio in cui ogni atleta, indipendentemente dalle proprie abilità, ha la possibilità di eccellere e sentirsi accolto.
I risultati della ricerca sono stati sostanzialmente positivi, probabilmente favoriti dal fatto che gli atleti sordi, essendo tesserati della FSSI, hanno seguito un percorso di formazione sull’inclusività che comprende anche allenatori e dirigenti di squadre udenti.
Grazie alla attenta e precisa analisi dei dati compiuta da Bertucci i margini di miglioramento appaiono comunque evidenti e la tesi magistrale del giovane castelnovese potrà sicuramente essere un utile strumento di discussione e lavoro per la Federazione Sport Sordi Italia.
La pratica sportiva ha un enorme potenziale per migliorare il benessere delle persone, offrendo uno spazio in cui culture e individui diversi possono incontrarsi e condividere esperienze. Per questo motivo, è essenziale investire risorse e attenzione nella promozione di un ambiente sportivo sempre più inclusivo e accogliente per tutti.
Relatore di laurea che ha accompagnato Giovanni Bertucci nella predisposizione della tesi magistrale è la Prof.ssa Melissa Angela Milani, presidente del Comitato Italiano Paralimpico Regionale Emilia-Romagna. Co-relatore il Prof. Massimiliano Bucca.